lunedì 2 ottobre 2017

Un Natale anni 50 per la Giornata dei Nonni

 Amo moltissimo questa foto dei miei nonni materni Maria e Guglielmo, detto Guelmìn, in viaggio di nozze a Venezia nel 1919.



Vivevano con noi ed ho dei bellissimi ricordi della mia infanzia e fanciullezza con loro, in pratica mi hanno seguita dalla nascita in poi perché mia mamma era impegnata tutto il giorno nel suo lavoro di telefonista alla Stipel. Purtroppo il nonno è mancato troppo presto, avevo 9 anni, ma è riuscito a passarmi la sua passione per la cucina ed anche un po' della sua pazienza, ne aveva tantissima con noi bambini, infatti la nonna di lui diceva:
- El gaveva de fa el pedagogo! ( doveva fare il pedagogo).
Questo che segue è un breve racconto di un Natale degli anni '50 a casa mia per la Giornata dei Nonni del Calendario del Cibo italiano

Bambini ritorna Natale

“Regem venturum Dominum, venite adoremus”
Imbacuccata con berretto e cappottino arrivavo di corsa alla chiesa di San Gervasio e Protasio.
Dalla porticina laterale mi infilavo nel primo banco, quello dei piccoli, sorridevo alle mie amichette e non vedevo l’ora di cominciare a cantare.
“Regem venturum Dominum, venite adoremus”
Non capivo bene il significato delle parole, cantavo con partecipazione, con allegria, cantavo tutto, anche le pastorali alla fine della Novena.
“Regem venturum Dominum, venite adoremus”
Per la verità cantavamo anche a casa, Tu scendi dalle stelle…Astro del ciel… In notte placida…
Nella grande cucina calda dei nonni accompagnavamo con questi canti il borbottio del brasato che coceva sulla stufa.
Era la base per il ripieno dei ravioli : brasato e canti.
Mai ravioli son più stati così buoni.
Erano la specialità di mio nonno Guelmìn, si preparavano in quantità industriale perché si regalavano ai parenti di Monza che ogni anno li aspettavano golosamente.
Questo era il regalo di Natale negli anni ’50.
Non c’era da scervellarsi su: “ Cosa posso regalare…” i regali allora erano tutti o quasi mangerecci.
Noi bambini avevamo mandarini, arance, frutta secca, caramelle, torroncini, un libro o al massimo una bambola in porcellana.
Povera bambola… muoveva solo gli occhi, non si poteva pettinare, non si poteva svestire, nelle mie mani durava poco tempo tutta intera: chissà come, perdeva ora un braccio ora una gamba e tutta scarmigliata e scollata finiva in un angolo.
“Regem venturum Dominum, venite adoremus”
Lo cantavamo tutti davanti al grande presepio che il nonno allestiva nella “stüa” (la sala rivestita di legno con la stufa) sopra a un grande tavolone portato dalla cereria.
Era un presepe alpino: muschio in abbondanza, montagne, ruscello e laghetto con l’acqua vera, il falò con il pastore che girava la polenta, il mulino, la guardiana delle oche, il dormiglione e tutto attorno rami di pino e alloro ai quali il nonno appendeva caramelle e mandarini, un antesignano del futuro albero di Natale.
Dopo i primi giorni rimanevano a penzolare dai rami bassi solo i mandarini, le caramelle erano troppo a portata delle mie mani per salvarsi.
Mi nascondevo sotto ai drappeggi del presepio, era un nascondiglio ideale molto riparato, ogni tanto allungavo una mano, staccavo una caramella e me la gustavo al buio e al caldo.
Una volta mi sono anche addormentata, mi cercavano dappertutto,mi ha trovato il nonno  che  poverino, si è sentito sgridare dalla nonna:
-      L’ ha mangiàa tuti i caramei al liquore, Guelmìn t’avevi dì de mét sü quelle alla frutta!
      ( Ha mangiato tutte le caramelle al liquore, Guelmìn te l'avevo detto di appendere quelle alla frutta!)
“Regem venturum Dominum, venite adoremus”
Ultima sera della Novena, ultimi canti, ultimi auguri sul sagrato della chiesa e poi di corsa a casa. Bisognava ultimare i preparativi per il pranzo di Natale: fare la gelatina per il patè, mettere a bagno lo zampone e il “vaniglia” ( cotechino con vaniglia) che mandava lo zio Giüli da Monza, preparare la salsa verde, cucinare lenticchie stufate e crauti.
Il giorno di Natale ci si riuniva tutti, attorno a quel tavolone allungato nella “stüa” c’erano tutti gli zii con i figli e  prima di sedersi a tavola davanti al presepio si alzavo un canto.
Voci maschie e possenti assieme a vocette acute di bimbe che cantavano la “nostra” canzone di Natale, quella che la nonna aveva insegnato ai suoi alunni prima, poi ai sei figli ed ai nipoti.

“Bambini ritorna Natale
Sui campi di neve e di gelo
E gli angioli belli sull’ale
Discendono a schiere dal cielo.

Discendono sulla capanna
Là dove riposa Gesù
E cantano Gloria ed Osanna
Sì come quel tempo che fu!”

Proverò a rifare questo pranzo di Natale degli anni ’50.
Mancheranno quasi tutte le persone, ma i ricordi no.
Volete provare anche voi?
Vi racconto il mio menù.

Aperitivo:
Flut di spumante Brut con stuzzichini


Antipasto:

Tris di paté con pere e cachi accompagnato da Pain Brioche 


 Patè di vitello( quello a triangolo), Patè tartufato (la quenelle), Patè di fegatini e fegato di vitello in gelatina


 Pain Brioche

Ingredienti:



500 gr di farina 00 (oppure 250g di farina di Manitoba e 250g farina 0)

25 gr di lievito di birra
 uova intere + 1 rosso
20 gr di zucchero

100 gr di burro

100 gr di latte
7 gr di sale 


Procedimento:

Unire lo zucchero alla farina , sciogliere il lievito nel latte amalgamare il tutto con le uova il sale e il burro a piccoli pezzi, una volta incorporato il tutto lasciare lievitare per circa un ora, finche avrà raddoppiato il suo volume. ( puoi preparare l’impasto e tenere in frigo per una notte, risulterà migliore)
Rimpastare di nuovo e dare la forma a piacere spennellare con uovo battuto intero e coprire con semi di papavero o di sesamo.
Lasciare lievitare, per il tempo necessario , circa 1 ora.

Cuocere in forno a 180° per 25 minuti. 

Quando sentiremo il profumo sarà cotto .
Io a Natale uso le forme a stella cometa o ad albero. 
Puoi dividerlo in panini e in ciascuno mettere o del formaggio, uvetta, pinoli , oliva ecc.
Prepari del burro fuso e bagni ogni panino nel burro e lo appoggi nello stampo a cerniera,naturalmente imburrato. Devi spennellare con uovo intero battuto e puoi mettere sopra dei semi di sesamo o papavero o cumino Per fare la treccia a corona , dividi in tre e fai la treccia, puoi farcire a piacere e poi dare la forma tonda e guarnisci a tavola con del pungitopo.
Per capodanno puoi farcire i panini con del cotechino e fare dei piccoli croissant.


Paté di fegato e fegatini

600 gr. di fegato di vitello - 300 gr. di fegatini di pollo -  50 gr. di burro per cuocere + metà peso del passato – salvia, rosmarino, timo - 1/2 bicchiere di vino bianco - 1 bicchierino di cognac – gelatina in fogli e brodo aromatizzato al cognac


Stufare il fegato e i fegatini  tagliati a fettine e cuocere per alcuni minuti con alcune foglie di salvia, un rametto di rosmarino e un pochino di timo , aggiustare di sale e pepe, unire il vino bianco, far evaporare.

Passare al setaccio, pesare il fegato passato e unire del burro tanto quanto la metà del peso del passato.
Aggiungere il cognac e frullare nel mixer. Mettere il paté negli stampi, gelatinare e porre in frigo per qualche ora.
Servire con crostini caldi di pain brioche e con spicchi di  frutta, con fette di cachi e pera kaiser è strepitoso.
Accompagnarlo con  un bel Souternes, un muffato, un passito o un Gewurtztraminer molto aromatico.

Paté di fegato di vitello di Massimo

1kg. di fegato di vitello - 600 gr. di fesa di vitello - 400 gr. di burro - 100 gr. di burro – 1/2 bicchieri di Marsala- 1 bicchierino di Cognac - 4 foglia d'alloro - 1 cipolla – 4 scalogni - sale e pepe – Un vasetto di crema di tartufi bianchi 

Rosolare in due padelle mezza cipolla e due scalogni tritati in una noce di burro, aggiungere in una il fegato di vitello tagliato a fettine, due foglie d’alloro e cuocere per 2'; aggiustare di sale e pepe, sfumare con il marsala due o tre volte finché non raggiunge un bel color marroncino.

Nell’altra padella, rosolare per pochi minuti la fesa di vitello tagliata a dadi (così resta un pochino rosa all’interno) con le foglie d'alloro, aggiustare di sale e pepe e sfumare più volte con il marsala.
Passare il fegato al tritacarne, poi passare la polpa di vitello, unirli e tritarli insieme un’altra volta.
Montare il burro a crema, salarlo, unirlo alla passato, aggiungere il Marsala e il Cognac a piacimento e assaggiando aggiustare di sale e pepe.

Per fare il paté tartufato  amalgamare ad un terzo del preparato il vasetto di crema di tartufi bianchi.
Imburrare delle forme, versarvi il paté e porre in frigo per qualche ora. Servire con crostini di pain brioche. 


Primi:

Ravioli con ristretto di brasato


 Brasato al sassella nel lavèc
1,500 kg di polpa di manzo ( il collo è meglio)
2 carote
2 costole di sedano
1 cipolla
1 foglia di alloro
qualche chiodo di garofano
1 spicchio d'aglio
1 rametto di rosmarino
un pezzetto di cannella
un paio di rametti di timo
1 hg di burro
1 cucchiaio di salsina di pomodoro
1 bottiglia di Sassella
brodo
olio - sale – pepe

II giorno precedente la preparazione portare all'ebollizione una bottiglia di Sassella  e farlo raffreddare. Questo serve a togliere quel po’ di acidità che il vino lascia all'intingolo.
Ricoprire la carne con il Sassella, unirvi le carote, il sedano e la cipolla a pezzetti, aromatizzare con il rosmarino, i chiodi di garofano, il timo, l'aglio, il lauro e la cannella e lasciarla marinare per tutta la notte.
Il giorno seguente sgocciolare la carne, metterla in una casseruola con qualche cucchiaio di olio, farla rosolare a fiamma vivace per qualche minuto, unire la marinata con tutte le verdure e lasciar restringere un poco il liquido; aggiungere la salsa di pomodoro diluita in poco brodo, condire con sale e pepe, coprire il recipiente e far cuocere, a fuoco lentissimo, per almeno 2 ore e ½  bagnando, di tanto in tanto, se necessario, con un po' di brodo.
A cottura ultimata passare al macina-carne e tenere a parte un po’ di macinato per restringere il sugo passato al passaverdura. Al macinato aggiungere, parmigiano, uova ed un trito (poco) di rosmarino fresco ed alloro.
Fare la sfoglia classica (1 uovo = 1 hg. di farina). Non ho usato lo stampo per ravioli, ma li ho fatti a mano.

Raviolini di carne in brodo di cappone


 Cappone ripieno bollito

Un cappone di circa 1,2 kg.

200 gr. di polpa di vitello
50 gr. di prosciutto
20 gr. di burro
100 gr. di parmigiano-reggiano
Due cucchiai di pane grattugiato
Due uova
Un tartufo( se piace e se c'è )
Una manciata di prezzemolo
Una cipolla, una carota, una costa di sedano
Sale e pepe q.b.

Fiammeggiate, lavate, pulite e asciugate bene anche all'interno il cappone.

Se volete potete disossarlo, io l’ho fatto in un modo poco ortodosso, lo so…mio zio toglieva la carcassa senza tagliarlo, io invece ho inciso il petto ed ho scalzato tutta la carne dalle ossa con un coltello sfilettatore, senza togliere le ossa delle cosce così  sta un po’ in forma.
Preparate un ripieno abbastanza consistente, mescolando a lungo in una terrina la polpa di vitello macinata, il prosciutto, il burro, il pane e il parmigiano-reggiano grattugiati, il tartufo fatto a dadini, il prezzemolo tritato, l'uovo sbattuto, il sale e il pepe. 
Lasciate riposare per 30 minuti in frigorifero e poi, attraverso un taglio praticato nel ventre, infilatelo nel cappone. Ricucite la pelle e adagiate il cappone in una pentola con abbondante acqua bollente, salata e aromatizzata dalle verdure tagliate a pezzi. Fate cuocere per circa due ore.Usate il brodo leggermente sgrassato ma ancora di quel bel color giallo, per far cuocere i raviolini.


Secondo:
Bollito misto con salse e lenticchie di Castelluccio stufate 

Partendo da sinistra: una fetta di “boccia di Cremona”, una di “Cotechino di Modena”, salsa di cren, una fetta di scamone bollito con salsa verde, una fetta di cappone bollito, salsa dell’amore, una fetta di ripieno del cappone, salsa stuzzicante, lenticchie stufate e mezzo limone di Mostarda di Cremona

Zampone e boccia di Cremona 


 Bollito misto


Mentre cuoce il cappone in altre pentole bollono un codone ed un geretto di manzo, un pezzo di testina e di biancostato di vitello, una gallina, una lingua salmistrata, un codegotto di Modena e nella zamponiera lo zampone.
Il bollito è migliore se si uniscono carni grasse e magre di manzo, di vitello e di gallina.
Si porta ad ebollizione in una pentola capace dell’acqua poco salata con le verdure e le erbe aromatiche (una cipolla steccata con chiodi di garofano, una carota, una costa di sedano, prezzemolo).
Si aggiunge la carne sempre con l'acqua già in ebollizione, per impedire la fuoriuscita dei succhi e mantenere alla carne stessa aroma e sapore. La cottura va continuata a piccolo bollore, senza interruzioni. Il tempo di cottura varia secondo la qualità e la quantità della carne, ma di solito non supera le tre ore.
Lo zampone va posto nell'acqua la sera precedente, perchè la cotenna possa ammorbidirsi e dissalarsi durante la notte. Il mattino dopo, per evitare che durante la cottura si rompa la cotenna, punzecchiatelo con una forchetta in alcuni punti e praticate con un coltello delle piccole incisioni sotto gli unghielli. Avvolgetelo in una tela bianca che legherete con uno spago.
Mettete lo zampone, coperto da acqua fredda e senza aggiunta di sale e di "odori", nell'apposita zamponiera o in una pesciera che lascerete bollire adagio sul fuoco per circa tre ore. Saggiate con una forchetta la consistenza della cotenna e della carne e quando le sentirete cedevoli ma non troppo, lo zampone sarà pronto. Sfasciatelo con cura e tagliatelo a fette, che collocherete ben calde sul piatto da portata.
In un'altra pentola piena d'acqua, lessate il codegotto a fiamma bassa. Prima va bucato con la forchetta in diversi punti e avvolto in una tela sottile e bianca, di cui legherete le estremità con uno spago. Immergetelo in una pentola con l'acqua necessaria a coprirlo completamente. Quando l'acqua avrà raggiunto l'ebollizione, abbassate la fiamma e lasciate cuocere lentamente. Terminata la cottura, fate riposare il cotechino per qualche minuto nella sua acqua. Gettate il brodo di cottura, sfasciate l'insaccato, tagliatelo a fette non troppo sottili e deponetele su un piatto da portata.
Anche la lingua richiede una preparazione a parte, va bollita da sola in una pentola con verdure ed il brodo di cottura va gettato.

Lenticchie di Castelluccio stufate

Mettete a bagno le lenticchie per 12 ore, se sono quelle fresche non serve. Preparate poi un trito di carota, cipolla, sedano e mettetelo in una pentola con 2 o 3 cucchiai di olio, dei dadini di pancetta un pizzico di timo, maggiorana ed una foglia d’alloro. Fate stufare un po' e poi aggiungete le lenticchie scolate,una spruzzata abbondante di vino rosso e mescolate fino a che il liquido non evapori. Aggiungete acqua o brodo fino a coprire le lenticchie. Cuocete per 1 ora e verso fine cottura salate, pepate e alzate un po' la fiamma per far ridurre il liquido. 


Salse:

Salsa stuzzicante 
30 gr.pinoli 

2 acciughe aglio 
3 tuorli d'uovo sodi, 
10 olive verdi snocciolate, 

1 cucchiaio d'aceto, 

100 gr. olio,
25 gr. pane grattugiato, sale.
Frullare il tutto regolando l'olio


Salsa dell'amore

100 gr. peperoni sott'aceto. 
50 gr. parmigiano grattugiato , 
25 gr. pecorino,

100 gr di olio, 

1 cucchiaio d'aceto una macinata di pepe e sale q.b.
Frullare bene il tutto


Salsa verde

100 gr di prezzemolo lavato ed asciugato
5/6 filetti d'acciughe 
1 pizzico di capperi 
un velo d'aglio
1 cucchiaio di pane grattuggiato
2/3 cucchiai d'aceto
1 patatina lessata
100 gr di olio circa
sale e pepe

Procedimento: uguale per tutte e tre le salse
Mettere nel boccale del frullatore tutti gli ingredienti tranne l'olio e frullare per qualche secondo; unire l'olio fino alla giusta densità frullando


Dolce:
Torta di panettone di Giuliana

150 gr zucchero
4 tuorli
4 arance
15 gr gelatina
500 gr panna fresca
500 gr panettone
1/2 bicchiere Grand Marnier o Cointreau o altro liquore all'arancia
poco zucchero a velo o cacao dolce

Spremere 3 arance, filtrarne il succo e metterlo a scaldare in un pentolino. 

Montare i tuorli con lo zucchero fino ad avere una crema gonfia e spumosa, quindi versare a filo il succo d'arancia caldo.
Rimettere sul fuoco e fiamma dolcissima, meglio ancora a bagnomaria, e cuocere finchè la crema velerà il cucchiaio.
Nel frattempo ammollare la gelatina, quando la crema sarà cotta, strizzarla bene e unirla al composto mescolando bene perchè si sciolga completamente.
Mettere la crema a raffreddare mescolando ogni tanto perchè non rapprenda.
Quando il tutto è completamente freddo, montare la panna e incorporarla delicatamente alla crema.
Dal panettone ricavare due dischi.

Mettere il primo disco sul fondo di una tortiera apribile foderato di carta forno, pennellare con il liquore e versare un leggero strato di crema.Affettare l'arancia rimasta. Dividerla a metà, ogni metà ancora a metà e ricavarne delle fette a mezzaluna sottili e possibilmente uguali. Allineare quindi le fettine d'arancia lungo il bordo dello stampo e versare la restante crema. Mettere in frigo a rassodare.
Quando è soda, bagnare il secondo disco di panettone col Grand Marnier dalla parte che andrà a contatto con la crema.
Coprire quindi la crema solida col disco inzuppato e rimettere in frigorifero.
Al momento di servire, sformare, spolverare leggermente di zucchero a velo o di cacao dolce.
Si può variare mettendo il panettone a pezzetti nella crema, senza fare i dischi. Oppure si può usare il pandoro foderando con le fette inumidite di liquore uno stampo da zuccotto, riempire di crema e chiudere con altre fette di pandoro



14 commenti:

  1. Il pranzo di Natale in effetti è quello che associamo di più alla famiglia e a cui sono legati i nostri ricordi più cari quando le nonne si prodigavano in cucina per tutti. Un bel contributo per questa giornata..

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  2. "Era la base per il ripieno dei ravioli : brasato e canti.
    Mai ravioli son più stati così buoni."
    Mi si è riempito il cuore e ho pensato a quanto io sia fortunata ad avere ancora dei Natali così. Non con tutto il tuo menù, ma lesso (da buona veronese con la pearà) e salsa verde sono tra le cose immancabili
    Un abbraccio
    Michela

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    1. Goditi pienamente i tuoi nonni, dopo restano i ricordi e le foto sbiadite che si guardano con un sorriso velato di malinconia. Grazie

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  3. Menù di natale imporante come la festa. E anche il post è ricco come il Natale. Viva i nonni e le nonne.

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  4. Brunaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!! ma che meraviglia di post! ci ho visto tutta la Bruna di questi anni, con quei paté, quei menu cosi raffinati, quelle tavole perfetti e quell'accoglienza che scalda anche il freddissimo mezzo del web. il racconto è bellissimo e ci fa capire tante cose, anche di te. E non sai la voglia che mi hai fatto tornare, di fare Natale come una volta. Grazie davvero!

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  5. Impareggiabile Bruna, mi hai fatto lacrimare per la nostalgia.
    Che belli quei tempi. Grazie
    Un Mandi di cur

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  6. gran belle cose qui. brava e grazi per condivisione. ciao, stefano

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